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Gillo Dorfles
gillo_dorflesCosì come negli anni ’50 Birolli, Aimone ed altri elaborarono una propria lettura dell’informale “classico” in chiave naturalista, oggi Rota Candiani sviluppa nella sua pittura elementi di astrattismo di matrice tipicamente paesaggistica, che si ripercuote in modo evidente anche nelle nature morte. Sinergie tra movimento e colore: questo è il “Know-how” che Rota Candiani applica al proprio operare, coniugandolo volta per volta ad una sensibilità estremamente naturale, quasi ecologica. Il risultato di questa “tensione” Forma-Colore è quello di un “work in progress” che consente al fruitore una lettera per livelli e personalizzata dell’opera: un’opera aperta. Ma non è questa la sola qualità di questa artista, o meglio non è una qualità innata o estemporanea: è invece il dono di una coerenza formale e contenutistica che sa conservare se stessa senza cristallizzarsi.



Philippe Daverio
Philippe-Daverio-racconta-DAnnunzio-620x388E’ dal Romanticismo che la montagna influenza la pittura, il pensiero e la poesia. Primo pittore di vette, di natura e di sogno fu Kaspar David Friedrich. La Lombardia idealista dell’Ottocento trovò in questo tema non solo una citazione ma un percorso di scoperta delle sue radici antiche, il prealpino alternato al padano. Segantini aprì la strada verso i ghiacciai per dividere la luce dei suoi quadri e i colori della sua materia. Scoprì negli altipiani la filosofia delle Indie; dipinse l’anima delle madri colpevoli abbandonate dal vento nei rami secchi degli alberi invernali, poi raccontò la calma placante dei pascoli e delle baite. Viamala non fu solo letteraria. Ed ora scendono i pittori da quella montagna. Sanno per sapere arcano l’espressività, conoscono la grinta del segno e la spessa pazienza dei colori. Sono alpini e tenaci, e domesticamente ironici fino al grottesco. Il primo che appare fu Willy Guggenheim detto Varlin […]

Questo scriveva Philippe Daverio sulla sua pagina Facebook un anno fa, in occasione della mostra “Luce del Sud”
Vi suggerisco la mostra di un uomo e di un artista libero sul serio. La prima caratteristica dei lavori pittorici di Franco Rota Candiani è l’assoluta libertà del gesto e del comportamento. Non è poco visto quel che capita nelle nostre vite quotidiane. Così, liberamente, dalle ore 18,00 di mercoledì 21 0ttobre, con anteprima per la stampa alle 10,30, fino a venerdì 30 ottobre, l’artista, metà valtellinese e metà piacentino, esporrà nel mio nuovo spazio-idea: l’Antico Refettorio di piazza Bertarelli 4, a Milano, già conosciuto come la Biblioteca del Daverio. La mostra si intitola Luce del sud, il catalogo con una prefazione che ho curato con gioia […]

Dal catalogo della mostra Luce del SudLa prima caratteristica dei lavori pittorici di Franco Rota Candiani è l’assoluta libertà del gesto e del comportamento. E’ egli da questo particolare e bizzarro punto di vista uno degli ultimi artisti che reputano che la ricerca debba costantemente superare se stessa, al rischio di far apparire il percorso intrapreso talvolta inceppato da salti logici. Ma l’arte per definizione vanta il diritto alla illogicità. E si pone quest’arte sull’unica linea irrinunciabile, che è quella dell’autenticità del viaggio intrapreso. In questi ultimi vent’anni Rota Candiani ha iniziato un gioco creativo visivo dove la pittura era pulsione per descrivere il suo mondo montano e feroce. Il gesto ne era naturale conseguenza, così come la passione per la materia e il colore. Il gesto serviva a tramutare la sensazione del vissuto, del visto, e del percepito in una icona incisiva e plastica. La forza della natura si faceva forza gestuale. Come se fosse stato lui una sorta di guerriero giapponese d’altri tempi intento a riassumere con un segno solo la determinazione di una battaglia ideale […]

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Riccardo Barletta
“Franco Rota Candiani ri-immette sembianti figurali nella compagine generale, costituita dalla summa dissociata e frenetica dei gesti-segno. Si tratta di un passaggio complesso. Passaggio che mantiene da una parte in vita l’elemento allucinatorio di tipo vanghoghiano, e parimenti dall’altra accetta la configurazione strettamente tissurale di tipo cézanniano, ma acquisendo in più la lezione pollockiana. Infatti i lavori di Rota Candiani puntano non su una privilegiata ed egemone visione della natura,o su una visione bruciante dell’io solipsistico, bensì su una visione complessiva del Caos. ….. Sicuramente la pittura di Franco Rota Candiani va dunque vista in una condizione post-moderna in cui l’Io, fragilmente, abbandona l’universo cosale per ricercare un approdo a livello lontano, fors’anche cosmico, in un’idea di iper-spazio e di iper-tempo. L’agitazione cinetica, l’ambiguità figurale, il pieno-vuoto sono a questo punto i modi acconci della pittura – inventata con abilità e impegno – per evocare tattilmente l’eterno assioma eraclideo. Esso, dal silenzio dei millenni, addita “l’opposto concorde e dai discordi bellissima armonia”.


Marisa Vescovo
Il lavoro di Franco Rota Candiani, negli ultimi decenni, si richiama, all’interno dell’ormai storicizzata area segnica e gestuale, a un “fare” impetuoso ed istintivo in cui la mobilità del pensiero si riflette in una gestualità che non ha mai preteso di essere travolgente, ma se mai capace di fare affiorare le stigmate di un pensiero che è anche corporeo. Le tele di Rota Candiani nascono dalla volontà di afferrare forme istantanee, viste nei loro vortici fugaci, ma pronte a sciogliersi nella vita, dove il silenzio vibra, e le vibrazioni, nella luce accecante del fondo bianco, assumono un ritmo convulso, diventano schermo per un intersecarsi di ritmi spiralici, che conducono lo sguardo verso il “centro” e assumono attraverso il segno e il colore forme leggibili, come quelle della figura umana o del paesaggio. Come già avevano capito Monet, Van Gogh, Cézanne, anche oggi Rota Candiani dice, col suo lavoro, la “sparizione del paesaggio”, e dipinge l’attesa, o l’imminenza della catastrofe, porta in superficie il “sapere della malattia”.


Jean Blanchaert
jean_blanchaert… Non ne aveva ancora compiuti otto quando il padre Gian Giacomo, gentiluomo pavese che il destino aveva radicato in Valtellina, lo portava a spasso col pittore Carini di Caspoggio. Prima ancora di imparare a scrivere FRC aveva dimestichezza con cavalletti, tele e colori perchè i due amici, il Candiani e il Carini, giunti a un certo punto si mettevano a dipingere en plein air. Per il Carini era una professione, per il padre un diletto, per FRC un destino. E’ in queste passeggiate che si configura il mondo poetico pittorico del bambino. ….. La missione felice di FRC è stata ed è quella di trasferire l’anima della montagna sulla tela, di farci capire che la montagna è poesia e che le nostre Alpi sono le regine di tutte le montagne. Se non altro per drammaticità. Difatti in tutto il mondo si dice alpinismo. Franco Rota Candiani è il pittore delle Alpi. Le conosce. Le ha capite. Ce le ha trasmesse. FRC spesso si trasferisce a Pantelleria. Mi ha raccontato Philippe Daverio di essere capitato per lavoro sull’isola nell’agosto 2007. Ha pensato di fare una sorpresa all’amico Franco ed è salito verso il loro damuso posto in alto. Lì giunto, la moglie Letizia gli ha indicato un Franco lontano col cavalletto davanti al mare, intento a dipingere un paesaggio pantesco. Ph. D. si è avvicinato piano, in silenzio, come chi voglia fare una sorpresa. Dinnanzi a loro soltanto l’immensa distesa d’acqua. Philippe si è accostato: “Ma Franco, hai dipinto una montagna!”. “Sì, ma col colore del mare”.